Antonio Candido: cugino e maestro
A all’età di quindici anni che Pierino si trasferisce a Firenze, raggiungendo il fratello ed il cugino “grande”, Antonio Candido, che per molto tempo ospitò entrambi nella sua casa. La sartoria presso cui mettere in pratica quanto appreso sino a quel momento era quella di Antonio, ed era collocata all’interno della sua bella abitazione, proprio in centro, in Piazza Rucellai.
Antonio fu per Franco e Piero una figura di riferimento molto importante: oltre a impersonificare, in qualche modo, il padre, che si era spento quando loro erano ancora dei ragazzini, rappresentò il confidente, l’amico, il cugino ma, ancor di più il “Maestro-Sarto” da cui poter apprendere i segreti e le raffinatezze del mestiere.
Antonio era nato nel 1928, era giunto a Firenze all’età di venti anni, dunque ancora molto giovane ma non più un ragazzino, e aveva lavorato in famose sartorie per uomo e per donna quali Battarra e Manetti; in seguito, una significativa esperienza presso delle sartorie maschili di Milano aveva reso Antonio un Sarto rinomato.
L’inglese e Londra
Dai sedici ai diciannove anni Piero seguì un corso di lingua e cultura inglese che si teneva presso il Palagio di parte Guelfa, vicino al Mercato del Porcellino. Circa quindici studenti, per due ore, tutte le sere dal lunedì al venerdì, vivevano questo clima “really british” e cercavano di impadronirsi della nuova lingua. Gli insegnanti assegnavano degli esercizi che solitamente venivano svolti il sabato o la domenica e normalmente un’ora delle lezioni era dedicata alla fonetica ed allo speaking, l’altra ora allo studio e all’apprendimento delle regole grammaticali:
«Tutti noi studenti avevamo la stessa età. C’erano commessi, barman e anche alcuni ragazzi che desideravano svolgere il corso non tanto per necessità lavorative quanto per conoscere e approfondire la lingua e la cultura inglese. La mia passione per la lingua inglese era sopraggiunta a seguito delle numerose feste cui venivo invitato; le turiste americane erano sempre presenti ai party che da Firenze a Fiesole si svolgevano di continuo e, si sa, a queste feste si incontravano giovani e bellissime ragazze provenienti un po’ da tutto il mondo. Naturalmente ciascuna di loro parlava inglese e, al di là di sorrisi e risate, era anche piacevole riuscire a intrattenersi a chiacchierare conoscendo nuova gente e scoprendo nuove culture. Si andava alle feste e si invitavano le nuove amiche a lunghe passeggiate sui colli. La conoscenza della lingua inglese rappresentava un passaporto fondamentale per conquistare “terre straniere” e, se questo funzionava da un punto di vista ludico, altrettanto poteva dirsi anche dal punto di vista lavorativo. Allora come oggi, Firenze era frequentata da molti stranieri che, passando per la sartoria di Piero, sovente si fermavano a sognare l’abito su misura di manifattura artigianale italiana e, ancor di più, se si trattava di manifattura fiorentina, inoltre il fatto di poter contare su qualcuno che capiva e conosceva la loro lingua era un importante incentivo all’acquisto».
A diciannove anni Piero si recò a Londra e già al quarto giorno erano finiti tutti i soldi che sarebbero dovuti bastare per le restanti due settimane! Inutile dire che il rientro in Italia fu immediato e Londra, da sempre città particolarmente costosa, non poté più contare sulla presenza di Piero, costretto a rientrare a Firenze non riuscendo a permettersi un più lungo soggiorno nel luogo tanto sognato. Nonostante il periodo trascorsovi fosse stato più breve del previsto, Pierino ebbe modo comunque di visitare Westminster, Hyde Park, Savile Row… inebriandosi di quell’energia che inevitabilmente avvolge il visitatore.